Un viaggio straordinario
“Middlesex” Jeffrey Eugenides, 2002
Ci sono libri che sono viaggi. Alcuni ci fanno viaggiare per stati e continenti. Altri ci portano dentro la mente e l’anima di personaggi particolari e ci fanno trascorrere una vita con loro o ci fanno viaggiare attraverso generazioni di una stessa famiglia e ci portano, attraverso i caratteri distintivi di un avo, a seguirne le evoluzioni nel tempo e nella genetica fino a giungere a un nipote o un pronipote attraversando decenni e a volte secoli. Ce ne sono altri ancora che invece ci fanno viaggiare attraverso la Storia e vivere eventi che la nostra limitata esistenza non ci concede.
Poi ci sono libri come “Middlesex” in cui il viaggio è completo: c’è la storia di Calliope Stephanides, la storia della sua famiglia, il viaggio di Desdemona e Lefty dalla Grecia distrutta, messa a ferro e fuoco negli anni ‘20 fino alla industrializzata Detroit, le rivolte razziali, il Vietnam, il Watergate; c’è soprattutto il viaggio nella psiche di Callie (poi Cal) e quello nella sua formazione anche da un punto di vista fisico; e c’è la Storia quella vera che attraversa l’esistenza di tutti loro.
La narrazione è molto fluida, chi scrive si rivolge direttamente al lettore, in alcuni momenti sembra proprio di averlo di fronte e, per quanto mi riguarda, è sempre credibile, gli si crede ad ogni pagina, ad ogni riga, anche quando afferma di ricordare la propria nascita e così, quando immagina se stesso e suo fratello che vagano insieme nella loro “zattera di uova fin dall’inizio del mondo”, si crede di essere risucchiati con loro in questo mondo vago, fatto di membrane trasparenti e cromosomi recessivi.
Le vicende narrate non sono semplici, e dipanarle per Cal lo è ancora di meno: alterna brevi racconti del presente, da cui ci sta raccontando la sua vita, a lunghe digressioni sul passato ma non nasconde mai quello che gli sta per succedere, non cerca di creare suspense nel lettore, che è chiaro fin dall’incipit: “Sono nato due volte: bambina, la prima, un giorno di gennaio del 1960 in una Detroit straordinariamente priva di smog, e maschio adolescente, la seconda, nell’agosto del 1974, al pronto soccorso di Petoskey, nel Michigan.”
E così sappiamo che anche se in alcuni momenti la sua vita sembra normale, in realtà non lo sarà mai e mai potrà esserlo: Callie è un ermafrodito, molto raro e di non facile individuazione, tanto che alla nascita nessuno se ne accorge e la scoperta avviene quindi troppo tardi, quando la sua vita era stata indirizzata culturalmente verso la parte sbagliata, quella dove il suo corpo non aveva la minima intenzione di andare.
È un libro sicuramente forte, a volte dettagliato in questioni mediche e fisiche, tanto da poter scandalizzare e inorridire chi prova a immedesimarsi un po’ e penso che questo sia nell’intenzione dell’autore: farti vivere, emozionare e soffrire, farti capire che Callie è umanamente come te e poi colpirti, frustarti con la verità e dirti anche che eri stato avvertito.
Trovate la recensione anche sul sito Dictamundi.